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Marrakech

“Prima di Marrakech, tutto era nero. Questa città mi ha insegnato cosa sono i colori e ho abbracciato la sua luce, i suoi sfacciati contrasti e le sue intense invenzioni”
(Yves Saint Laurent)

Jamaa el-Fna a Marrakech è una delle piazze più belle del mondo. La mattina assomiglia ad un circo, incantatori di serpenti che fanno ondeggiare cobra al suono di flauti e musicisti con i loro strumenti tipici che intrattengono i turisti in cambio di pochi dirham. Venditori di arance, ammaestratori di scimmie, donne tatuatrici che ti prendono le mani e cominciano a disegnare ghirigori con l’hennè. Prima di arrivare a Marrakech avevo sentito parlare molto di questa piazza, avevo osservato molte fotografie ma ho dovuto percorrerla più volte per capire quanto è grande perché davvero una foto non rende.

Quando il sole inizia a tramontare gli artisti di strada lasciano il posto a decine di bancarelle gastronomiche, ristoranti improvvisati sotto il cielo stellato dove i cuochi cucinano a vista. Il caos del  mattino si trasforma quindi in sfrigolio di carni, rumore di pentole e i ristoratori ti chiamano nella tua lingua per convincerti a mangiare ai loro tavoli. La luce del giorno si affievolisce e mille lanterne si accendono, tra i fumi della griglia e aromi di carni alla brace. Puoi osservare la trasformazione di questa piazza da una delle tante terrazze che si affacciano dove puoi sorseggiare te alla menta marocchino o mangiare e goderti la magia di questo spettacolo vivente che si ripete uguale ogni giorno. Questa magia è stata dichiarata patrimonio dell’umanità UNESCO.

Marrakech al primo impatto è davvero caotica, piena di contrasti e odori fortissimi. Però, nascosti dietro a bellissimi  portoni ci sono molte piccole oasi di silenzio, verde e piante ben curate. Sono i piccoli e grandi giardini che arricchiscono la città, quelli pubblici ma soprattutto quelli privati di Riad e ristoranti.

Il giardino Majorelle

Concepito agli inizi del 1900 dal pittore  Jacques Majorelle come un giardino lussureggiante, luogo di pace e tranquillità. Il giardino ha aperto al pubblico nel 1947, poi a poco a poco venne abbandonato a partire dal 1962, quando Majorelle morì. Yves Saint Laurent però, conoscendo la bellezza di questo giardino, lo acquistò nel 1980. Lo amo’ a tal punto da sceglierlo come suo luogo di sepoltura. Infatti alla sua morte nel 2008, le ceneri vennero disperse nel roseto dell’orto botanico.

Filo conduttore il colore, ma non un colore qualunque, una intensa sfumatura di blu…il blu Majorelle.

All’ingresso dei giardini vi rapisce subito il canto dei bulbul e un senso di serenità e di calma. Tra piante, alberi tropicali e le mille sfumature di verde della natura spicca un edificio blu con infissi gialli. La ricca vegetazione del giardino si amalgama perfettamente con i colori accesi degli edifici.

Non ammaliano solo le piante ma anche i profumi di questo incantevole parco e i canti delle tantissime specie di uccelli da cui è popolato. Un’intera aera è dedicata ai cactus che raggiungono anche diversi metri d’altezza.

Passeggiare in questo giardino, tra il rumore dell’acqua e il canto degli uccelli, tra cactus giganti e canne di bamboo è un po’ come essere nel paradiso in terra, ci si sente fuori dal mondo pur essendo in centro a Marrakech e la vegetazione e la natura ti rimettono in contatto con l’armonia.

Il suk è un’esplosione di colori, sapori e odori. Ho attraversato ogni giorno il labirinto di vicoli sempre pieno di turisti, asini, carretti e scooter. I commercianti offrono articoli in pelle, tessuti e ceramiche in colori bellissimi e vivaci, cesti intrecciati a mano, piramidi di spezie dal profumo inebriante, montagne di olive verdi, nere e rosse, ceste di limoni sotto sale gialli e brillanti.

Ho amato la cucina marocchina, il profumo di cumino nell’aria, le montagne di couscous nei ristoranti in piazza, la Tanjia e le Tajine così ricche e speziate e il pane sui carretti ad ogni angolo nel suk.

Ho salutato Marrakech con un pò di struggimento, una parte della mia anima è rimasta per sempre in questo luogo incantevole, dove tutti i sensi sono stimolati…ma ho una certezza, per ora è solo un arrivederci!

Note:

Tutte le fotografie sono state scattate da Francesco Quaranta @franciquaranta

Vi lascio di seguito qualche indirizzo:

-Il riad nel quale abbiamo soggiornato: Riad Itrane

-La migliore cena con spettacolo: Ristorante Dar Essalam

-La cooking class sul cous cous è stata organizzata da @in_marocco_con_laura

-Il più bel tramonto l’ho visto dalla terrazza del Cafè de France

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