Giordania in cinque giorni: storia di un viaggio pieno di emozioni raccontato con cuore, mani, gambe, narici, udito, bocca e occhi di una viaggiatrice instancabile.
Poche semplici indicazioni:
-Il mio viaggio in Giordania giorni inizia il 31 gennaio 2023 e finisce il 5 febbraio 2023 all’aeroporto di Bergamo, Orio al serio.
Ho preparato la valigia pensando di vestirmi “a strati” dato che non avevo idea di come fosse il tempo. Ovviamente ho preso anche il costume da bagno sperando di potermi immergere finalmente nel tanto decantato Mar Morto.
-Siamo atterrati ad Amman e ripartiti da Aqaba.
Appena atterrati abbiamo sbrigato le procedure per il visto direttamente in aeroporto spendendo 40 jod a testa.
Prima di uscire dall’aeroporto abbiamo comprato una SIM card giordana della Umniah che con 10 jod ti da 30 giga di navigazione e parecchi minuti di chiamate in entrata e uscita.
-Abbiamo deciso di noleggiare un’auto all’aeroporto di Amman e renderla ad Aqaba. Questo ci è costato un sovrapprezzo di 70€ per il servizio. Tranne il traffico incredibile di Amman il resto del viaggio è stato tranquillo e piacevole.
31/1 e 1/2
-abbiamo soggiornato ad Amman per 2 notti, l’abbiamo trovata una città perfetta per potersi spostare in alcuni dei luoghi più famosi della Giordania: Jerash, Monte Nebo, Madaba.
2/2
-abbiamo visitato Betania con un tour guidato e poi ci siamo spostati sul mar morto regalandoci una notte in una location magica come l’hotel Kempinski.
3/2
-abbiamo intrapreso un viaggio di circa 3 ore dal Mar Morto a Petra dove abbiamo visitato il sito dalle 12 alle 18, tempo sufficiente per girarlo tutto percorrendo circa 20 km a piedi. Abbiamo dormito una notte a Petra.
4/2
-abbiamo fatto un tour di circa due ore nel deserto del Wadi Rum. Ci siamo spostati ad Aqaba dove abbiamo fatto acquisti nel suk
5/2
Ritorno
Il mio Cuore
Siamo atterrati ad Amman con molte aspettative e la curiosità tipica di chi ama viaggiare e immergersi con il cuore aperto in ogni luogo del mondo.
In Giordania abbiamo scoperto un popolo fiero, gentile ed ospitale. Quante volte ci siamo sentiti ripetere welcome to Jordan! Un popolo che ti racconta della sua terra con orgoglio, che ti spiega e ti aiuta senza voler nulla in cambio.
Ho amato i bambini, così belli e liberi che giocano ovunque, che ti chiamano e ti dicono “Hello” con un sorriso che ti scioglie.
Ho incontrato una bimba a Petra, mi si è avvicinata mentre cercavo di riposarmi seduta davanti ad una delle tombe dei re. Mi sorrideva e mi fissava le labbra. Le ho dato una caramella che avevo in borsa, l’ha presa e l’ha messa in tasca. E poi timidamente ha detto “ your lipstick”… voleva semplicemente il mio rossetto♥️
A Petra il mio cuore ha sussultato ad ogni curva del canyon e quando è apparso il Tesoro le parole non c’erano più, solo lacrime e gratitudine per aver potuto vivere tanta bellezza.
A Betania il mio cuore si è fermato pensando che in quel preciso luogo, 2000 anni prima, un uomo chiamato Gesù venne immerso nel fiume Giordano da un uomo chiamato Giovanni Battista.
Si può essere credenti oppure no ma la verità è che in questo luogo è scritta anche la nostra storia.
Le mie mani
Ho toccato con le mie mani l’acqua fangosa del fiume Giordano a pochissimi metri da Israele dove il confine con la Giordania è delimitato da una fila di piccole boe galleggianti e soldati armati controllano che nessuno passi il confine a nuoto.
Ho accarezzato le colonne della porta sud di Jerash decorate con le foglie di acanto. Con le mie mani ho sfiorato incredula le undici splendide colonne del tempio di Artemide, rimaste quasi intatte, che svettano maestose verso il cielo. Ho appoggiato le mie mani su tutte quelle pietre e il mio pensiero è andato alle mani di sapienti artisti che quasi 2000 anni prima le hanno scolpite e adornate con bellissimi capitelli corinzi.
E con le stesse mani mi sono sporcata di sciroppo delizioso, quello che inzuppa i baklava che in Giordania sono uno dei dolci tipici. Ho adorato quelli mignon a forma di sigaro, piccoli come una falange e irresistibili.
Con la punta delle dita ho toccato le creste saline nella wild Dead Sea così pungenti e dure che sembrano spilli.
Ho accolto nelle mie piccole mani la sabbia del Wadi Rum, rossa e a grana grossa. Ne ho lanciate in aria parecchie manciate, mi sentivo così viva in quel momento!
Ho raccolto pizzichi di za’atar da assaggiare per capirne le differenze tra quello Palestinese e quello Giordano, l’uno fatto con l’origano e l’altro con il timo.
Le mie gambe
Quanti scalini per arrivare al Monastero Ad Deir? Petra è enorme e l’ultimo sito te lo fanno sudare con 800 scalini scavati nella pietra. Le mie gambe erano stanche ma felici, i miei piedi onorati di poter calpestare tanta bellezza.
La mia bocca
Ho assaggiato l’hummus più cremoso e soffice del mondo, presentato sempre con quell’incavo al centro dove ognuno mette le spezie che vuole. Ho addentato un pane che era poesia, tutto bolle e così soffice che si scioglieva in bocca. Ho sorriso a tutti quelli che mi osservavano, ho parlato il mio inglese stentato per cercare di farmi capire. Mi sono scottata la labbra bevendo caffè turco bollente così dolce e profumato di cardamomo che volevo non finisse mai. Ho aspirato boccate di shisha in ogni locale in cui passavamo le nostre serate.
Il mio naso
L’anima di un paese e del suo popolo passa sempre attraverso i profumi della sua cucina. E noi ci siamo lasciati guidare dal nostro naso e tra i tantissimi ristoranti di Amman ne abbiamo scelto uno, semplice e spartano come piace a noi. Ti apparecchiano la tavola con un foglio di plastica, ti lanciano dei pani pita sul tavolo e poi ti servono hummus e babaganoush in piccole ciotole di coccio. Si chiama Hashem e qui abbiamo assaggiato i migliori falafel del nostro viaggio.
I miei occhi
I miei occhi si sono riempiti di tutte le sfumature dei colori della terra, rosa a Petra, rossa nel deserto, dorata nelle città romana di Jerash, color miele sul monte Nebo.
Sono rimasta abbagliata dal candore delle coste del Mar Morto lambite da un’acqua cristallina con sfumature che vanno dal blu al verde. Quando entri nel Mar Morto e poi ti immergi è un attimo che ti trovi le gambe che galleggiano. Sei sospeso senza fatica e ripensi a tutte le fotografie che hai visto e realizzi che è tutto vero;)) e ti riempi di fanghi perché poi, quando ti immergi di nuovo in quelle acque la tua pelle diventa morbida come quella di un bimbo.
Ho fissato nei miei occhi i colori del mercato, banchetti di frutta e verdura tanto bella da sembrare finta.
Il mio udito
Un proverbio tuareg afferma che «chi non conosce il silenzio del deserto non sa cosa sia il silenzio»…
Sono una musicista, il mio mondo è fatto di suoni e armonie. Eppure sono rimasta sbalordita dal silenzio quasi assordante del deserto del Wadi Rum, spezzato solo dalle folate di vento tra i capelli.
E proprio li, in quel silenzio quasi surreale mi è tornata alla mente una frase letta tanti anni fa e scritta da Thomas Edward Lawrence, meglio noto come Laurence d’Arabia:
“Tutti gli uomini sognano. Non però allo stesso modo. Quelli che sognano di notte nei polverosi recessi della mente si svegliano al mattino per scoprire che il sogno è vano. Ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi, giacchè ad essi è dato vivere i sogni ad occhi aperti e far che si avverino”.
La mia Giordania in cinque giorni, un sogno ad occhi aperti!
Grazie ancora per la tua gentilezza e per il modo di raccontare tanta bellezza. Monica
Grazie a te Monica!
Sei una persona che possiede dei doni speciali….grazie per la tua generosità….condividere donando gratuitamente non è da tutti..buona vita!!!! 😘
Grazie di cuore Carla!