
Ho assaggiato i Fekkas per la prima volta a Fès, in Marocco, appena arrivati in città .
Abbiamo lasciato i bagagli al riad e siamo stati accolti in terrazza con un tè alla menta e dei biscotti dal nome per me sconosciuto. Gli occhi fissi sulla città ancora tutta da scoprire, davanti a noi, oltre i muri color sabbia.
Ne ho preso uno senza pensarci troppo. Era buono. Semplice, ma con un sapore che ancora non sapevo spiegare. Poi ho scoperto che si chiamano Fekkas: la versione marocchina dei nostri cantucci. Frutta secca, anice, sesamo, e un impasto secco ma poco dolce, che ti fa venir voglia di prenderne ancora uno. E poi un altro.

FEKKAS
-500 farina 00
-125 gr zucchero
-60 ml olio di semi
-60 ml burro fuso freddo
-1 cucchiaio colmo di lievito
-200 gr di frutta secca ( io mandorle e noci pecan)
-2 uova intere +1 tuorlo (tenere da parte l’albume)
-2/3 cucchiai di latte
-2 cucchiai di caffè ristretto per spennellare i filoni
PREPARAZIONE
In una ciotola mescola le uova, lo zucchero, l’olio, il burro e il latte.
Aggiungi la farina e il lievito e impasta finché si forma un impasto morbido che si stacca dalle pareti ( se è troppo duro aggiungi ancora un cucchiaio di latte)
Taglia l’impasto in 4 parti e stendi ciascuna parte in un rettangolo. Spennella con albume d’uovo e sistema su tutta la superficie mandorle e noci.
Arrotola l’impasto tenendolo ben stretto, spennella con caffè ristretto i filoni e riga con una forchetta creando un disegno che si vedrà bene in cottura.
Cuoci in forno a 150° per 20-25min
Quando escono dal forno attendi che intiepidiscano e poi avvolgili bene in una pellicola alimentare.
Metti in freezer per qualche ora finché non si induriscono.
Taglia i filoni con un coltello e sistema le Fekkas su una teglia. Mettile in forno a 150° finché saranno dorate.
Conservale in un contenitore ermetico per mantenerle croccanti.

Ovviamente sono tornata da quel viaggio con scatole di Fekkas in valigia ma soltanto oggi mi sono decisa a farli e, assaggiandoli l’ho riconosciuto subito. Lo stesso sapore semplice e familiare, assaggiato per caso su una terrazza a Fès, con la città che brillava davanti ai miei occhi sotto il sole caldo del Marocco.